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Viaggia anche la musica adesso lungo la antica Via della seta.

Lunedì scorso si è concluso il festival di Umbria Jazz a Chengdu, capitale della Provincia del Sichuan, cuore della Cina, ed una delle più grandi e importanti città cinesi per popolazione (circa 16 milioni di abitanti) storia e tessuto economico.

Il festival, tutto a ingresso gratuito, si è svolto dal 17 al 23 ottobre in suggestive location della città.

La principale è l’Eastern Suburb Memory Park, un parco culturale con una specifica vocazione musicale ma aperto anche ad arte, fotografia, teatro, cinema. Il parco comprende spazi per spettacoli al chiuso ed all’aperto, e tra questi anche un cinema con il più grande schermo della Cina sud-occidentale, che ha ospitato l’European Union Film Festival. Il parco, che è stato ricavato dalla ristrutturazione di un vecchio insediamento industriale dismesso, è situato nella zona orientale della metropoli.

Due concerti si sono tenuti anche nel Parco 321, sul limitare del Distretto di Tianfu, anche questo frutto del recupero di un grande edificio industriale al centro di una vasta area verde. In questo Parco si realizzerà in futuro un centro culturale sino-italiano.

Oltre che nei due parchi citati, altri concerti sono stati ospitati nella concert hall del prestigioso Conservatorio di Chengdu e nell’auditorium della Normal University.

La formula di Umbria Jazz Chengdu è simile a quella della edizione invernale di Umbria Jazz, con artisti residenti che si esibiscono tutti i giorni.

Il cartellone comprendeva: il quintetto di Stefano Di Battista, il quartetto di Rosario Giuliani, Karima con il suo progetto Close to You dedicato alla musica di Burt Bacharach, i Funk Off, la Swing Valley Band + Swing Dance Society con la sua ricerca sulla musica da ballo dell’età delle grandi orchestre. Hanno partecipato anche Allan Harris, ora vocalista affermato a livello internazionale e lanciato anni fa proprio da Umbria Jazz, e due band di New Orleans, quella del bluesman Walter Wolfman Washington, e quella di  Dwayne Dopsie, figlio d’arte ed aperto interprete dello zydeco, il genere tradizionale della Louisiana.

Il festival è stato interamente finanziato dalla Municipalità di Chengdu. Alla sua realizzazione  hanno collaborato con la Fondazione Umbria Jazz molti altri soggetti: l’Ambasciata italiana in Cina, il Consolato Generale di Chongqing competente per Chengdu ed il Sichuan, la Regione Umbria, la società italo-cinese West Trading ltd e  sponsor cinesi.

Va ricordato che lo scorso mese di maggio grazie ad  una trasferta cinese di Umbria Jazz furono create le basi per una partnership istituzionale ed artistica che ha poi portato al festival di Chengdu.

Le istituzioni. “Per noi – ha spiegato il Vice Presidente della Fondazione Umbria Jazz, Stefano Mazzoni – è un punto di arrivo e nello stesso tempo di ripartenza per la promozione del Jazz Italiano nel mondo dopo tante iniziative realizzate in questi anni a livello internazionale: USA, Australia, Giappone, Sudafrica, Brasile, Argentina, Serbia, Spagna. La Cina è il paese che offre le maggiori opportunità di sviluppo, e per il jazz è un terreno quasi inesplorato. I cinesi sono rimasti conquistati da Umbria Jazz e noi ci siamo gettati in questa nuova avventura con grande entusiasmo”.

“Il festival di Chengdu – ha detto l’assessore regionale alla cultura, Fernanda Cecchini – è un evento importante non solo per Umbria Jazz ma anche per l’Umbria. Con la musica italiana esportiamo un patrimonio culturale, uno stile di vita che si traduce in un modo di concepire gli eventi, di cui il festival è un esempio importante. I cinesi sono attratti dal gusto italiano e dall’Umbria: da parte nostra stiamo cercando di stabilire legami stabili con questo grande Paese, sia culturali che commerciali”.